Esercizi spirituali itineranti 2023
Viviamo tempi difficili
Riflessione introduttiva di padre Rosario Giannattasio
Viviamo tempi difficili, lo vediamo tutti.
Guerre, crisi economica picchia duro, crisi valori ed istituzionali, crisi di natalità e matrimoniale e di speciale consacrazione. Non si vedono prospettive.
Sono anch’io della generazione di quelli che erano nati in mondo di certezze per il futuro.
Come adulti, genitori siamo sconfortati dalla rassegnazione dei giovani neolaureati presi per il naso da stages infiniti e contratti a termine.
Lo spettacolo sconcertante del mondo politico di questi ultimi mesi, poi, non giova.
Al di là della propria convinzione politica (io cerco di non schierarmi troppo per il ruolo super partes che forse si richiede a un sacerdote … forse ne sono poco convinto), bisogna riconoscere con amarezza che si è raschiato il fondo del barile.
Siamo in un vortice di “peggio” che ha scordato ogni valore etico, pure tanto decantato quando si tratta di raccogliere consensi elettorali.
Anche nella Chiesa, poi, non scherziamo: a volte i credenti hanno l’impressione di essere messi all’angolo, attaccati nell’essenza stessa della fede.
Sono passati 12 anni all’11 settembre senza fare troppo clamore, si insinua l’idea che tutte le fedi diventino radicalismi, che ogni istituzione (Chiesa in primis) esistono affinché alcune persone conservino i propri privilegi.
Non passa giorno che sui quotidiani finiscono vicende che vedono come protagonisti preti o vescovi, situazioni a volte drammatiche e da vagliare con serietà e serenità, certo, ma, molto più spesso, situazioni trattate con un delirante moralismo che ha sostituito la sobria morale derivante dal Vangelo.
Quando si toglie Dio non è vero che non si crede più in nulla: si finisce col credere a tutto.
È arrivato il drammatico scandalo della pedofilia che, come dice bene il Papa, è la più dura prova da affrontare dai tempi dei martiri dei primi secoli.
Così la Chiesa è chiamata ad affrontare questi tempi senza ergere steccati, senza parlare la stessa lingua o battere la stessa moneta del mondo imbarbarito.
Quando il mondo parla a sproposito della Chiesa, Noi-Chiesa è chiamata a parlare di Cristo.
Vogliamo in questi riprendere a fidarci del suo Maestro che non ci abbandona se i cristiani smontavano la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo.
Davanti a tutto questo, viviamo questi giorni pregando: Accresci in noi la fede, Signore.
Oggi come ci scontriamo continuamente con la stessa disarmante obiezione: dov’è Dio quando l’uomo scatena la propria violenza? Quando prevale la tenebra? Quando il giusto è irriso e disprezzato?
A Timoteo Paolo incarcerato invia una commovente lettera dove ha memoria del primo galvanizzante momento di euforia dei primi successi conseguiti poi lo scontrarsi con il proprio limite e con l’ostilità di alcuni farisei e sete la fiammella (timida) del credere lentamente vacillare.
6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. 7 Dio, infatti, non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. 8Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. 13Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. 14Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. 2 Tm 1,6-8.13-14
Anche oggi la Parola oggi: solo con la fede possiamo osare.
Fidatevi, dice la Parola, fidati, affidati, diffida delle tue presunte certezze.
La fede è il ragionevole abbandonarsi nelle braccia dell’amato, nel gesto incosciente e ovvio del bambino che si getta fra le braccia del padre.
Non siamo chiamati a fidarci.
- Il Dio di Israele chiede fiducia,
- il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto,
- il Dio che ha accompagnato e illuminato una tribù di beduini facendola divenire popolo della speranza,
- il Dio che ha strappato degli uomini dal pascolo e dalla terra consacrandoli profeti,
- il Dio che – esausto – è diventato uomo (fragilità, stanchezza, sudore, decisione, rischio) per raccontarsi ci chiede fiducia.
Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto dolorosamente ci ama.
Fiducia in Lui rivelatore del Padre che ha sconvolto la vita dei suoi discepoli svelando il volto del Padre morendo sulla croce.
Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice Gesù.
Paolo non lo sa, ma le sue parole doloranti e aspre saranno prese dallo Spirito Santo e riempite di Dio così che noi, oggi, leggiamo la Parola di Dio sulle labbra screpolate di Paolo lo scoraggiato e irrequieto apostolo.
Pietro e Giovanni e gli altri non lo sanno, ma la loro fede, più piccola di un granellino di senapa, crescerà e diventerà un immenso albero alla cui ombra ci riposiamo noi, pavidi discepoli del terzo millennio… anche quando smontiamo la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo…
Amici: abbandoniamoci in questi giorni nelle braccia di Dio; ma sul serio, non per finta.
Se la nostra vita è irrequieta e piena di dubbi ma non ce ne stacchiamo,
- invochiamo Dio, lasciargli la possibilità di agire e di salvarci;
- invochiamo Dio, senza spiegandogli, però, cosa deve fare.
Vogliamo essere suoi discepoli?
Metti la nostra vita e la nostra volontà nelle mani di Gesù: davvero, sul serio.
L’unico serio rischio della preghiera è che Dio ci ascolti, l’unica controindicazione dell’abbandonarsi in Dio è che poi rischiamo pericolosamente di cambiare.
Siamo servi inutili.
Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi.
A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro.
A noi Gesù chiede di vivere come uomini e donne di fede, a camminare nel nostro cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente.
Con leggerezza.
Per il resto lasciamo a Dio fare il suo mestiere.