
“Interdependence è espressione dell’esperienza spirituale che il pluralismo religioso e culturale odierno sta suscitando, nell’orizzonte di un comune impegno per la salvezza della terra; un’esperienza caratterizzata dall’intima connessione di corpo e mente, natura e cultura, vita sociale e vita spirituale”.
È ciò che si legge nella pagina di presentazione del sito di Interdependence (https://www.interdependence.eu), associazione di cui fa parte Bhante Dharmapala (Claudio Torrero), intervenuto nell’incontro di venerdì 25 febbraio promosso dalla CMI nell’ambito degli incontri sul dialogo dal titolo “Al cuore delle comunità: profezia, speranza, dialogo. Verso una fratellanza interreligiosa”.
A proposito del concetto di fratellanza interreligiosa, Dharmapala ha condiviso con tutti i partecipanti la sua esperienza personale di scelta, di chiamata a un cammino nuovo. Si tratta di un cammino spirituale interculturale maturato a seguito dell’incontro con il “Dharma” buddhista. Dharma che si può indicare con ciò che non ha origine se non in se stesso, ciò che non è stato comunicato da nessun vivente, che non ha un fondatore, che esiste sin dall’inizio di ogni ciclo di tempo, e che perennemente È. A questo suo incontro hanno contribuito “gli amici orientali” di religione hindu, coloro che vivono il Sanatana Dharma (il Dharma eterno), ma anche il cristianesimo, sua tradizione di origine. «Più entravo in profondità nel buddhismo e più approfondivo il mio essere cristiano» – ha più volte ripetuto, a conferma che proprio l’interdipendenza è la radice del suo cammino spirituale e l’ispirazione di quella che ha chiamato la “società (Sangha) o comunità dei virtuosi”, o anche la “comunità dei buoni amici”, vale a dire una comunità di persone che si sostengono vicendevolmente nel cammino e che, nella loro diversa esperienza religiosa, vivono e cercano di sperimentare l’appartenenza alla Terra, l’apertura al Cielo e la cura degli Esseri umani.
La ricerca spirituale attraverso le diverse tradizioni religiose è una fonte viva che alimentare la vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. Essa ci aiuta a vivere più umanamente. Questo mi è parso il messaggio che Bhante Dharmapada ha evidenziato nella sua sua riflessione sul “Sangha interculturale”. Si tratta di qualcosa di prezioso che è necessario custodire e coltivare. Stiamo lentamente, ma costantemente, maturando che uomini e donne con condizioni e opinioni religiose diverse sono necessari gli uni agli altri per elaborare una sintesi più ampia e profonda necessaria ad assicurare le basi spirituali ad un mondo che sembra puntare ingenuamente ad un’unità frutto dell’omologazione, dimenticando che l’unità è di per sè legata all’arcobaleno, ad una diversità riconciliata e creativa. La testimonianza di uomini e donne che nel vivere più profondamente il buddhismo scoprono o riscoprono più profondamente il cristianesimo, lungi dal configurarsi quale orribile buco nero, spalanca così la porta alla profezia, alla speranza e alla carità.