Riportiamo di seguito un articolo di Elena Dini scritto e pubblicato in marzo di quest’anno per “Luce e Amore”, rivista del Movimento Apostolico Ciechi, in cui commenta il suo intervento e le sue sensazioni ricevute nei due incontri di quest’anno sullo Scriptural Reasoning. Dall’articolo si comprende la sua passione oltre che la competenza per l’argomento e approfittiamo per rinnovare i nostri ringraziamenti come CMI e a nome di tutti i partecipanti per aver accolto la richiesta di introdurci a questa pratica.
Era inizio 2020 quando sono stata contattata per fare un paio di sessioni di Scriptural Reasoning con un gruppo di persone di diverse provenienze e tradizioni religiose che si riuniva a Forlì animato dalla Comunità Missionaria Intergentes. Il gruppo si riuniva già da tempo per dei momenti di conoscenza e di incontro e molti dei partecipanti erano interessati alla possibilità di sperimentare nuove modalità di incontro. Il nostro ritrovo era previsto a fine febbraio 2020 ma, come diremmo a Roma, la pandemia “si è messa in mezzo”.
Dopo alcuni scambi online con dei membri del gruppo per organizzare questa sessione, abbiamo dovuto cancellare l’incontro. I mesi successivi hanno visto tutti presi principalmente dall’emer- genza sanitaria, ma un anno dopo, quando un po’ tutti ci eravamo abituati a nuove modalità di interazione, l’ipotesi di incontrarsi online per ri-prendere questo progetto è stata messa sul tavolo.
A febbraio e marzo 2021 eccoci dunque collegati online, non solo io e il gruppo originario ma anche varie altre persone interessate.
Dal pre-pandemia il desiderio del gruppo era quello di affrontare il tema della gioia, fil rouge di tutti gli incontri dell’anno, impostati su“le Religioni quali cammini di gioia verso un Nuovo Umanesimo”. Direi che proprio a ragione del periodo complicato che tutti abbiamo attraversato, il tema non avrebbe potuto essere più appropriato per ricentrarsi sull’importanza della gioia, del saperla ritrovare e riconoscere a partire dalle piccole esperienze quotidiane. Nelle sessioni di Scriptural Reasoning, l’abbiamo fatto utilizzando i testi sacri per i cristiani e i musulmani: la Bibbia e il Corano. La tecnica dello Scriptural Reasoning invita persone di tradizioni diverse a leggere insieme passaggi delle Scritture – normalmente selezionati a partire da un tema – invitando ciascuno ad interrogare il testo e capire cosa vi legge. È una pratica ispirata dalla tradizione ebraica della chevruta che vede gli ebrei approcciare in coppia i testi che studiano, consci del fatto che una parte di significato gli viene dal confronto con il compagno di lettura, dall’amico (chaver in ebraico). E così, negli anni ’90, alcuni studiosi hanno pensato di prendere in prestito questa dinamica per una lettura interreligiosa dei testi. Al cuore della pratica c’è l’ospitalità reciproca all’interno delle Scritture. Le persone che considerano il testo scelto come rivelazione sono invitate a condividere e a dare anche elementi di utile contestualizzazione sul testo che aiutino sicuramente coloro che non hanno familiarità con il testo ad entrarvi con maggiore consapevolezza. Tuttavia, essi non sono gli interpreti del senso finale di quel testo. Tutti nella sala (fisica o virtuale) contribuiscono a fornire spunti di riflessione. È importante ricordare che l’obiettivo non è quello di raggiungere il consenso, né quello di spiegare esegeticamente un testo, bensì quello di incontrare l’altro attraverso questa dinamica ed essere ispirati e smossi dalle sue domande e interpretazioni che spesso aprono direzioni nuove e inattese.
La “gioia” della quale cercavamo di parlare durante questi incontri, per me è stata non solo il tema di discussione ma un’esperienza provata prima nell’incontrare le persone che si sono occupate di selezionare e presentare attraverso alcune brevi notizie di fondo i testi scelti e poi nell’ascoltare e moderare la conversazione il giorno dell’incontro. Ogni volta rimango sorpresa dalla disponibilità delle persone a condividere profondamente, dall’intensità degli spunti che offrono a partire dai testi sacri, dalla semplicità con la quale si approcciano non solo al proprio testo ma anche a quello della tradizione religiosa dell’altro, dalla prontezza nel mettersi in gioco. Sì, questo per me è fonte di gioia perché mi permette di vedere l’altro come credente che condivide la sua esperienza di incontro con Dio e scopro che quella esperienza, in qualche modo, parla anche a me.
Per dare un “assaggio” di quello che abbiamo vissuto, condivido qualche spunto lanciato durante il nostro primo incontro. I testi scelti erano Matteo 28,5-9, l’apparizione di Gesù alle donne dopo la resurrezione, e due versetti della sura Al-Ma’ida del Corano (Corano 5, 3.6). Sono testi brevi che riporto qui di seguito nella loro interezza a cominciare dal Vangelo. «Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono». (Mt 28,5-9). «Oggi ho reso perfetta la vostra religione, ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l’Islam … O voi che credete! Quando vi levate per la preghiera, lavatevi il volto, le mani (e gli avambracci) fino ai gomiti, passate le mani bagnate sulla testa e lavate i piedi fino alle caviglie. Se siete in stato di impurità, purificatevi. Se siete malati o in viaggio o uscendo da una latrina o dopo aver accostato le donne non trovate acqua, fate la lustrazione con terra pulita, passandola sul volto e sugli avambracci. Allah non vi vuole imporre nulla di gravoso, ma purificarvi e perfezionare su di voi la Sua grazia affinché siate riconoscenti». (Corano 5,3.6). Mentre nel testo cristiano il legame con la gioia è stato a tutti evidente da subito, con il testo coranico abbiamo dovuto scavare più a fondo. Il testo sembra preoccuparsi principalmente di dare delle indicazioni pratiche sulla puri cazione che precede la preghiera rituale. Soprattutto per i partecipanti cristiani, è stato interessante confrontarsi con una visione e una lettura sicuramente inattesa ed entrarci lentamente dentro. Infatti, la lettura che dava di questo testo una partecipante musulmana invitava a riconoscere la gioia nella perfezione della religione che è una grazia di Dio. L’essere umano è chiaramente imperfetto ma Dio gli fa dono di una religione perfetta nella quale crescere. Un altro motivo di gioia in questo testo è quello della corporeità. I versetti si concentrano particolarmente sulla dimensione fisica della purificazione: Dio infatti parte dal nostro corpo che Egli stesso ha creato per darci modo di entrare in contatto con Lui. Usare il nostro corpo per avvicinarci a Dio e vivere la dimensione pratica della fede attraverso i riti non è il punto di arrivo ma sicuramente è un importante punto di partenza.
Il gruppo ha notato come l’importanza del corpo veniva ripresa anche nel testo evangelico. Quando le donne, cui era stato dato dall’angelo l’annuncio della risurrezione, incontrano Gesù, la prima cosa che fanno è cercare il contatto fisico. “Gli presero i piedi,” ci racconta l’evangelista. Ci siamo soffermati sulla bellezza di questa immagine. È stato anche interessante interrogarsi sulle reazioni che si possono avere di fronte alla rivelazione divina. All’inizio nelle donne alberga un doppio sentimento: di gioia grande ma anche di timore. Dopo aver visto Gesù, il timore scompare. Anche nella nostra vita passiamo attraverso varie tappe che a volte vorremmo bruciare ma che invece ci permettono di vivere ancora più profondamente la gioia che dona il Signore e ci mostra che anche l’impossibile per Dio è possibile.
In un gruppo di incontro fra cristiani e musulmani è stato affascinante leggere un testo sulla resurrezione di Gesù e farlo con semplicità e accoglienza reciproca benché non sia un punto in comune fra le due tradizioni religiose. I due incontri che abbiamo vissuto con la Comunità Missionaria Intergentes sono stati un momento di conoscenza personale e di stupore rispetto al volto di Dio di cui l’altro si fa portatore e che mostra nella condivisione della propria lettura dei testi sacri. In una fase di distanziamento sociale, questa opportunità ci ha permesso di essere più vicini in profondità.
Elena Dini