TEMA: Passi di pace verso se stessi e gli altri. Essere al centro di sé stessi per vivere al centro del mondo.
Data: 17/03/2023 ore 18:30-20:00
Testo biblico: Mc 7, 1-23
Si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate […] quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». […] Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte. Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Testo Coranico: Sura 70, 19-25
Certo l’uomo è stato creato irrequieto, depresso quando il male lo colpisce, sordido quando il bene lo tocca, a eccezione di quelli che pregano, che sono costanti nella preghiera e sui cui beni vi è una parte per il mendicante e per il diseredato;
Massime per lo svolgimento dello Scriptural Reasoning
Al centro della collegialità dello Scriptural Reasoning c’è la lettura e l’interpretazione dei testi selezionati dalla Tanakh, Antico Testamento/Nuovo Testamento e Corano in piccoli gruppi, ispirata dalla pratica ebraica della chevruta, e anche (nel caso in cui ci sia più di un gruppo) in sessioni plenarie che spesso hanno lo scopo di affrontare temi più teoretici, filosofici, teologici e di “carattere pubblico” riguardo allo studio del testo e di discutere questioni in merito al processo seguito dal gruppo, all’autorità e agli sviluppi futuri.
Quando lo Scriptural Reasoning è utilizzato da studiosi ebrei, cristiani e musulmani, la priorità dello studio in piccoli gruppi significa che ognuno diventa il primo a mettere sul tavolo la propria Scrittura, un libro molto studiato e amato. Questi studiosi portano con sé anche ciò che Aref Nayed ha chiamato la loro “libreria interna”: tutto ciò che hanno imparato non solo attraverso attività legate direttamente alla loro tradizione religiosa come nello studio, nella preghiera, nel culto e nell’esperienza ma anche ciò che hanno imparato attraverso qualsiasi disciplina accademica che abbiano mai studiato e anche, chiaramente, elementi di diversi contesti culturali, artistici, economici, politici e sociali.
Un’immagine ricorrente usata per descrivere le dinamiche sociali di questo incontro è quella dell’ospitalità (e le risorse di ogni Scrittura sull’ospitalità sono state spesso oggetto di studio). Si tratta di un’ospitalità reciproca a triplo senso: ognuno ospita gli altri ed è ospitato a sua volta in quanto accoglie gli altri due nella sua “casa” (la Scrittura della sua comunità) e nelle sue tradizioni di interpretazione. Come in ogni forma di ospitalità, lo studiare insieme è reso possibile dalla disponibilità ad osservare alcune abitudini e linee guida che sono state sviluppate grazie all’esperienza accumulata nel corso del tempo. Si tratta di una sapienza prudente della pratica dello Scriptural Reasoning e, come molte abitudini, si imparano meglio attraverso la pratica quando le si vede applicate, le si imita o si improvvisa a partire da quella base. Di seguito una selezione, sotto forma di massime, delle abitudini più importanti da osservare per mantenere la collegialità:
- Riconoscete la sacralità della Scrittura degli altri per loro (senza dover riconoscere questa sacralità a livello personale). Ognuno crede in modi differenti (che possono essere discussi) che la propria Scrittura viene in qualche modo da Dio e che il gruppo la interpreta davanti a Dio, alla presenza di Dio.
- I “madrelingua” che invitano gli altri all’interno della loro Scrittura e tradizione devono riconoscere che non posseggono in maniera esclusiva le proprie Scritture. Non sono esperti del suo significato finale. Gli ospiti devono riconoscere che i padroni di casa devono essere interrogati e ascoltati attentamente come una corte di primo (e non ultimo) appello.
- Lo scopo non è di raggiungere il consenso – ciò può accadere ma è molto più probabile che la conclusione sia il riconoscimento delle profonde differenze.
- Non spaventatevi delle discussioni che sono parte di una maniera intellettualmente onesta di rispondere alle differenze. Parte dell’ospitalità reciproca è imparare a discutere con cortesia e verità e ogni tradizione così come ogni disciplina accademica abbraccia pratiche complesse di discussione e contesa.
- Ricorrete a risorse accademiche condivise per costruire una comprensione comune. Membri di differenti comunità religiose possono essersi formati nello stesso settore o condividere una filosofia (pragmatismo, realismo critico, fenomenologia, idealismo).
- Datevi tempo per leggere e rileggere, per considerare molte domande e possibilità, per lasciare che i testi si aprano all’interno delle loro tradizioni di interpretazione e in relazione (spesso senza precedenti) con le altre, per rimanere con un testo senza risolverne in maniera prematura le difficoltà e per esplorarne le profondità.
- Leggete e interpretate con l’ottica di raggiungere lo scopo di Dio della pace fra tutti. Questa speranza condivisa (anche se specificata in maniere diverse) può sostenere la voglia di resistere nonostante le inevitabili differenze, malintesi, scontri e risentimenti.
- Siate aperti alla possibilità che l’ospitalità reciproca si trasformi in amicizia. Ogni tradizione dà un gran valore all’amicizia e, quando questi legami nascono, li si possono considerare come l’anticipazione più tangibile della pace futura.
Fonte: Ford, David, “An Interfaith Wisdom: Scriptural Reasoning Between Jews, Christians and Muslims” in David Ford and C. C. Pecknold (eds), The Promise of Scriptural Reasoning (Malden: Blackwell Publishing, 2006), pp. 4-6
Tradotto e arrangiato da Elena Dini
Prossimi incontri:
- Pace verso il creato (21/04/2023)
- Pace verso Dio (19/05/2023)